Attualità

17 aprile 2024

Promuovere la cultura del lavoro a scuola

La "Cultura del lavoro" e la letteratura è il titolo dell’iniziativa organizzata dalla Fondazione Roma Sapienza lo scorso 11 marzo per avviare un concorso di scrittura creativa sul lavoro tra gli studenti di tutte le facoltà, nella convinzione che si tratti di un tema che incroci le sensibilità dei giovani.

Secondo Giovanni Solimine (Fondazione Roma Sapienza) che ha moderato l’iniziativa, per tutto il Novecento il lavoro è stato è uno dei tratti identitari della vita sociale e delle relazioni tra gli individui. Anche la letteratura (con Primo Levi, Ottiero Ottieri, Paolo Volponi, Ermanno Rea, Michela Murgia, per citare solo alcuni autori italiani) ha spesso raccontato storie legate alla “cultura del lavoro”. Poi, al pari di quanto è accaduto nel dibattito pubblico, il tema è passato in secondo piano e oggi viene raccontato solo per gli aspetti legati alla precarietà e al disagio giovanile. Perdendo, però, i valori e il senso del lavoro.

Ed è appunto su queste motivazioni che Edizioni Conoscenza ha aderito all’iniziativa con la presentazione del Capolavoro, pubblicazione rivolta alla scuola con l’obiettivo di promuovere la “cultura del lavoro” tra le nuove generazioni. Per una casa editrice che dà voce a quella parte di operatori della scuola che fonda la propria identità sul lavoro, è naturale sostenere l’opportunità che il lavoro entri a pieno diritto fra i banchi. Certo non nell’accezione della riforma Valditara, che intende la scuola come agenzia propedeutica al lavoro. Nemmeno come sono stati interpretati i PCTO, che da metodologia didattica sono diventati, molto spesso, esperienze diseducative. Anche la formazione riferita alla salute e sicurezza sul lavoro viene, per lo più, condotta come un adempimento burocratico. Tutte situazioni che introducono il lavoro senza tenere conto della specificità della scuola, della sua impreparazione a un rapido cambio di paradigma culturale e organizzativo. Vissute da insegnanti e studenti come imposizioni dall’alto, funzionali alle esigenze delle imprese e inducono meccanismi di difesa da parte degli insegnanti che si sentono impediti nel “fare scuola”.

Al “Capolavoro” fa riferimento Valditara nella sua riforma, una proposta rivolta agli studenti, invitati a scegliere un prodotto considerato rappresentativo dei progressi e delle competenze sviluppate, non necessariamente in ambito scolastico. L’iniziativa, che si colloca nell’ambito dell’orientamento e che rimanda a una figura dedicata, suggerisce non tanto una finalità educativa ma piuttosto, ancora una volta, una prospettiva professionale.

Pur auspicando che il “Capolavoro” crei i presupposti per buoni progetti ma realizzati dal gruppo classe, diversa è comunque la collocazione della pubblicazione edita da Edizioni Conoscenza, a partire dai destinatari: si rivolge agli insegnanti del triennio delle scuole secondarie di secondo grado, a supporto della loro funzione docente. Il lavoro viene proposto come fondamento di percorsi didattici interdisciplinari, un approccio tematologico che interessa in primis storia e letteratura. La proposta così concepita può risultare utile, per metodo oltre che per contenuti, anche per la formazione e l’aggiornamento degli insegnanti.

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L'autore

Sauro Garzi